Project Description

Serena Chirilli

Madre di simone

Sono originaria della provincia di Lecce e mi sono trasferita in provincia di Treviso da 25 anni: sono un’insegnante di scuola primaria e madre di due bellissimi ragazzi: Emanuele e Simone, quest’ultimo autistico di 31 anni. Quello che mi ha spinto ad essere una dei soci fondatori di FIDA è stata la presa di consapevolezza che le leggi Nazionali che regolano la disabilità non solo non vengono ottemperate, ma sono addirittura boicottate. Come se questo non bastasse, esiste una sostanziale disparità di regolamenti in base alle regioni di appartenenza. Nell’arco di questi anni, per problematiche dovute al mio nucleo famigliare, sono dovuta ricorrere a quelle strutture residenziali per la disabilità – che io definisco gabbie per polli – dove gli esseri umani vengono nutriti in qualche modo e, nella migliore delle ipotesi, curati e mantenuti per lo più nell’inedia. E sono arrivata alla conclusione che in realtà i vecchi manicomi non sono mai stati chiusi, bensì hanno soltanto cambiato nome. Questa consapevolezza mi ha portata a volere con tutte le mie forze la cancellazione di posti del genere dalla faccia della Terra, con relativa sostituzione di forme di co-housing e soluzioni di piccoli gruppi di casa famiglia, dove l’obiettivo principale sia il benessere delle persone. Io credo che uniti potremo finalmente ottenere la realizzazione di veri “Progetti di Vita”, cuciti finalmente addosso alle persone e non viceversa. Troppe volte e in troppe occasioni, da Nord a Sud, le persone sono diventate ostaggio di quel poco o niente che esiste sul territorio. Questa inadeguatezza dei Servizi viene vissuta in maniera dolorosa dai disabili e dalle loro famiglie, per non parlare da chi è solo. Alla fine si è costretti a rinunciare alla propria vita come se fosse un atto dovuto, in modo da sopperire alla carenza di aiuto concreto da parte delle Istituzioni. Coloro che, per impossibilità, si ritrovano a ricorrere alle soluzioni residenziali così come sono strutturate oggi, tranne rare realtà si ritrova già all’inferno. Sono arrivata alla conclusione (per fortuna insieme a tanti altri) che il Dopo di Noi va costruito Durante Noi. Non possiamo continuare ad elemosinare quello che ai nostri figli spetta di diritto, avremmo dovuto lottare già da ieri per far rispettare la loro dignità in tutti i contesti di vita e a tutte le età. Se non lottiamo noi per i nostri cari, non lo farà nessuno, ma tutti uniti possiamo farcela.